Sottotitolo 1: che posto!
Sottotitolo 2: innumerevoli cambi di assetto.
Questo giro è stato sognato, voluto, pianificato, da diversi mesi insieme al buon Trilly. In particolare è lui che ha sfogliato le guide, analizzato le cartine, sognato e immaginato, con il suo solito fiuto appassionato. L'obiettivo covava da anni! Le date sono state fissate con largo anticipo, per incastrarsi con gli impegni di lavoro, le giornate di guida, gli impegni del recente mio matrimonio...
Alla fine ci è andata molto bene. Siamo partiti dal 24 aprile al 1 maggio 2022.
Il giorno prima della partenza, si posano sul massiccio 40 cm di neve a 1800 m, che scopriremo essere 60-80 in quota. Partire? Rimandare? Il bollettino valanghe indica 3, ma ci puzza di 4 a tratti... Si parte lo stesso, prendo lo zaino airbag, questa neve aggiusterà la situazione di siccità precedente.
Il percorso parte da Ailefroide e ci porterà ad arrivare a Villar d'Arène in 8 giorni. Il programma: nessuna giornata di trasferimento davvero "tranquillo", molte vette "di spicco", con itinerari non ancora percorsi in questa stagione. Alla fine, vivremo le scelte di itinerario alla giornata, annuseremo le migliori situazioni, cambieremo idea molte volte e le discussioni alla sera e durante la giornata saranno lunghe. Ma credo che siamo riusciti a capire le condizioni della montagna al meglio, senza forzare, e cercando sempre un concatenamento logico!
Al menu:
Giorno 1: Ailefroide - rifugio Sélé Vecchio
Giorno 2: rifugio Sélé - col Sélé - Gioberney - rifugio Carrelet
Giorno 3: rifugio Carrelet-Rouies-rifugio Carrelet-rifugio Temple Ecrins
Giorno 4: rifugio Temple Ecrins, Breche Lory, Dome de Neige des Ecrins, rifugio des Ecrins
Giorno 5: rifugio des Ecrins - col Emile Pic - Pic du Neige Cordier - discesa Glacier des Agneaux - rifugio Adèle Planchard
Giorno 6: Rifugio Adèle Planchard - Grande Ruine Punta Breevort - col Casse Deserte - Rifugio Chatelleret
Giorno 7: rifugio Chatelleret - brèche du Rateau - Rateau Orientale - rifugio Promontoire
Giorno 8: rifugio del Promontoire - brèche de la Meije - passaggio del Serret du Savon - rifugio Aigle - Meije Orientale - glacier de l'Homme - Villar d'Arène
Qui di seguito descriverò le giornate, per un ricordo personale. Non vi mostrerò la tonnellata di foto prese, ma inserirò una piccola descrizione, con qualche sensazione della giornata. Abbiamo giunto le tracce relive e i dati essenziali. Le foto sono state scattate con i nostri semplici smartphone, non siamo mica qui a fare pornografia o a far svolazzare quei rumorosi droni. (e apparecchi più sofisticati non stanno nello zaino).
Per gli nostri ammiratori più sfegatati, tutte le foto sono visibili nel mio drive cliccando qui e sono state scattate da tutti i partecipanti della traversata.
Le giornate non sono solo fatte di cristalli di neve e curve, ma anche di serate in rifugi e di interessanti incontri!
Decidiamo di partire per i primi 3 giorni in rifugi non custoditi, e continueremo "nel lusso e nella bambagia" dormendo in rifugi mitici. Zaino di volume e peso conseguente, e trasporto del fornellino e dell'immondizia fino alla macchina.
All'ultimo minuto si aggiunge anche il buon Titty. Meno male che siamo in 3! Riuscirà il nostro eroe a stancarsi abbastanza? Uno sciatore eccezionale, che grazie al suo grande agio tecnico, vincerà sempre il posto in mezzo alla cordata in discesa, per sua grande gioia. Che grande occasione per festeggiare i 14 anni dal nostro debutto nel mondo dello scialpinismo! Abbiamo iniziato insieme, abbiamo formato un trio di ragazzini terribili che hanno scorrazzato per le Alpi Occidentali, scendendo alcune belle pareti in sci e salendo qualche bella classica di qua e di là... che onore tornare a essere i tre moschettieri! E saremo maturati abbastanza per non prendere schiaffoni dalla montagna?
Giorno 1: Ailefroide - rifugio Sélé Vecchio
6,6 km, 1113 m D+, 4h20
Ritrovatici al parcheggio di fondo valle a Villar d'Arène, dove lasciamo il Pandino, partiamo in auto alla volta di Ailefroide. Poca neve al Lautaret.. ma a Ailefroide, fortunatamente, la neve c'è! 20 cm alla partenza, inconsistenti, ma che ci permettono di partire sci ai piedi. Inaspettato!
Trilly toglie dal cellophane sci e scarponi nuovi, e solo per le prime ore farà attenzione a non rovinare le pelli sui massi.
Io e Titty invece partiamo già con le pelli molto "esperte", con graffi guadagnati sul campo di battaglia. Quest'inverno di rocce ne abbiamo assaggiate molte.
Abbiamo ricordi troppo ottimistici riguardanti il tempo necessario per raggiungere il Sélé. Al sentiero nel bosco, superiamo il bivio per il rifugio Pelvoux. Arrivati a fondo vallone, la via "normale" invernale passa a sinistra, su delle barre poco invitanti con il carico di neve.
La via estiva sarebbe troppo faticosa da percorrere sci a spalle. Quindi, saliremo a destra su resti di valanghe, elevandoci molto in alto. Complicatino passare questa barra dell'Ouro. Con due traversi delicatini, raggiungiamo il rifugio Selé nuovo.
Un pensiero al mitico guardiano negli ultimi decenni del rifugio, Raoul! Qui un documentario in suo onore da guardare con calma dopo aver letto questo articolo.
Alcuni stambecchi corrono via, provochiamo due Woum, continuiamo nel vallone nella nebbia, e proseguiamo fino al rifugio Sélé vecchio.
Rifugio in ordine, molte coperte, ciabatte, pentole. Mangiamo i nostri primi spaghettini cinesi, mortadella, risotto allo zafferano, torrone, sciogliamo neve, pianifichiamo il giorno dopo (Ailefroide Orientale? Meglio di no con queste condizioni di neve, ci accontenteremo di attraversare).
Giorno 2: rifugio Sélé - col Sélé - Gioberney - rifugio Carrelet
14 km, 1460 m D+, 9h52
Partenza relativamente tarda, andiamo a fondo vallone, ci leghiamo sul ghiacciaio, ci sono fino a 60 cm di fresca poco consistente. Percepiamo da subito la bellezza del posto in cui siamo.
Riceviamo la visita dell'elicottero del PGHM, e arriviamo al Col Sélé. Ci aspettiamo un retro del colle facile e sciistico, e invece...
Saranno necessari 40 metri di disarrampicata,
una doppia di 30 metri, un'altra disarrampicata, prima di mettere gli sci ai piedi!
Prima discesa sciata del viaggio, nel lunghissimo vallon de la Pilatte. I Bans, le punte della Pilatte, Boeuf Rouge... Volevamo salire ai Boeuf Rouge, ma capiamo che andare in pendii di 40 gradi non è proprio consigliabile.
Quindi scendiamo e poi vedremo! Intanto, la neve non è niente male.
Le prime curve sono timorose e tranquille. Poi ci scateniamo!
Scendiamo fino a quota 2600 m circa, quindi decidiamo di risalire al Gioberney, in traversata. Naturalmente, tutto immacolato e da battere.
Il meteo si guasta, inizia a nevicare, saliamo affidandoci spesso ad altimetro e GPS.
Arriviamo fino alla cresta, ramponi ai piedi e sci a spalle, qualche ometto ci conforta nell'itinerario. Cresta mista facile. Prima vetta!
Scendiamo al colletto, poi ci dirigiamo con un gran traverso verso sinistra (nella nevicata) verso il vallone del Says, che scendiamo. Che neve e che ambiente! Scorgiamo i grandi seracchi del versante Nord del Gioberney. Posto magico!
Polvere alle ginocchia!
Dopo aver passato gli ultimi pezzi ripidi, un bel ripiano poco ripido. Attendiamo che la visibilità migliori, per iniziare a ricamare.
Scendiamo nel vallone principale, si scivola bene in fondovalle, fino ad una mezz'oretta dal Carrelet. Qui sentiero asciutto e sci a spalle.
E arriviamo al Carrelet (no ciabatte, topi, non freddo). Acqua da recuperare al torrente a 100 metri.
A nanna che domani è lunga! E dove dormiremo la sera dopo? A La Berarde tutto chiuso, cosa faremo?
Giorno 3: rifugio Carrelet-Rouies-rifugio Carrelet-rifugio Temple Ecrins
18,2 km, 2162 m, D+ 9h11
Partenza 6:30, guadiamo, sci ai piedi, e su nel vallone del ghiacciaio di Chardon!
Lungo lungo. Ne usciamo a destra, sotto al Passage de l'Ane.
Abbastanza al limite!
Poi proseguiamo, ci leghiamo sul ghiacciaio, qualche crepaccio è appena visibile.
Ancora lungo piattone fino all'impennata finale.
Due masochisti francesi, saliti dal Pigeonnier, salgono a piedi. Noi teniamo gli sci.
E abbiamo ragione, loro sfondano fino alle orecchie!
Discesa bella nel ripido, poi un po' ventata nel piattone.
Andiamo a cercare la neve rinvenuta sulla sinistra orografica del ghiacciaio, dove il fondo della neve è compattata dal passaggio delle valanghe.
Dopo il passaggio un po' più critico, sul ghiacciaio di Chardon, trasformata molto bella fino in fondo.
Riposo al Carrelet di circa un'ora, beviamo e prendiamo il sole.
E poi? Risaliamo al rifugio Temple Ecrins, abbiamo visto che le condizioni neve sono buone, l'indomani supereremo i 4000 metri!
Una breve risalita sci a spalle.. fortunatamente, senza neve.
Due orette dopo, attraversando un habitat decisamente quasi mediterraneo, giungiamo al rifugio Temple Ecrins.
Perché non provare a entrare a destra scavando scavare due metri di neve e ghiaccio per trovare la porta chiusa, mentre a sinistra c'è scritto "entrée"?
Finalmente i nostri campioni di "escape game" risolvono l'arcano enigma e riescono a penetrare nel bel rifugio, rinnovato completamente nel 2018. Ingresso atletico.
Comodità. Numerose pantofole, cibo, pentole, neve in quantità da fondere, lavello, neve. Probabilmente nessuno è passato di qui durante questo inverno. Freddo cane. Programmiamo al meglio la giornata successiva che ci porterà ad attraversare fino al Glacier Blanc. Caldi!
Giorno 4: rifugio Temple Ecrins, Breche Lory, Dome de Neige des Ecrins, rifugio des Ecrins
12,2 km, 1789 m, 11h46
Ebbene si, il passaggio più elevato della traversata è previsto per oggi! Ma abbiamo visto se si passa o meno?
Mettiamo gli sci alla terrazza del rifugio, saliamo il lungo vallone con ampissimi zigzag e slalom tra le morene.
La neve caduta nei giorni precedenti si è assestata assai, ma l'ambiente rimane severo, questi posti devono essere poco frequentati d'estate, figuriamoci in inverno. Che posto.
Andiamo a finire contro la parete del pic Coolidge, e quindi giungiamo all'agognata pausa al col des Avalanches.
Al col des Avalanche ci bacia il primo sole, speriamo che non scaldi troppo le pareti!
Ci leghiamo per percorrere il ghiacciaio alla base del versante sud della Barre des Ecrins. Ambiente!
Arriviamo alla sommità del ghiacciaio zigzagando tra i seracchi e i crepacci. Bene, ora sci a spalle e ramponi per salire il canale che scende dalla Brèche Lory (AD). Saliamo in corda corta, la prima parte fino al torrione è delicata, la neve copre rocce instabili.
Poi la neve aumenta, facciamo tiretti di 6-8 metri, c'è un traverso a sinistra delicato, poi saliamo dritti sul canalino al sole. Ci sono sempre spuntoni per proteggersi in maniera decente.
Il canale in sé non è lunghissimo e sbuchiamo alla Breccia Lory. Spettacolo!
Naturalmente scorgiamo che non c'è nessuna traccia di salita dalla via normale. Che strano.
In cima il telefono prende, chiamiamo il rifugio per prenotare il pernotto (e per farci dare una sbinocolata).
Dalla vetta scendiamo sotto alla verticale della Barre.
Lì una barra di ghiaccio ci obbliga a fare 5 doppie da 30 metri sul ghiaccio vivo.
Da qui, scendiamo legati fino alla crepaccia terminale.
Discesa a razzo sul ghiacciaio, prima della "piccola" risalita per il rifugio des Ecrins. Finalmente un rifugio custodito, oggi non dobbiamo fondere la neve! Anche qui però l'acqua è ragionata.
Qui incontriamo finalmente altri umani. I due rifugisti sono molto professionali, mantengono i loro segreti non svelandoci tutti i gossip del passaggio del gruppo nazionale femminile spagnolo di alpinismo (cioè, è come avere il film Il Ciclone in un rifugio!).
Incontriamo anche un gruppo con collega guida di Pau. Condividiamo la cena, minestrone e riso con salsiccia e peperone piccante, ho l'onore di dormire nel letto con baldacchino nel "palace des guides", la colazione è tranquilla, domani rinunceremo a salire gli Agneaux (in scarse condizioni), ci accontenteremo di una giornata di transizione. Però non ci accontenteremo di scendere a Villar d'Arene!
Giorno 5: rifugio des Ecrins - col Emile Pic - Pic du Neige Cordier - discesa Glacier des Agneaux - rifugio Adèle Planchard
9,1 km, 1328 m, 7h11
Partenza abbastanza relax, saliamo rapidamente al col Emile Pic (salita delicata su 8 metri un po' scabrosi su roccia Oisans, ma c'è una corda fissa in posto). Di solito si traversa nell'altro senso.
Risaliamo rapidamente la cresta del Pic de Neige Cordier.
Gran panorama!
Scendiamo la cresta a piedi, incontriamo um collega guida Azimut con due clienti, e ci buttiamo giù sull'inesplorato ghiacciaio des Agneaux.
Scendiamo la prima parte, la neve non è per niente male, anche se talvolta il ghiaccio è molto vicino e lo grattiamo con le nostre lamine.
Anche se il ghiaccio non è lontano, possiamo sganciare i cavalli.
Verso la fine del ghiacciaio, purtroppo il ghiaccio sbuca in superficie e ci obbliga a una doppia di 30 metri.
Sempre emozionane scendere una doppia con gli sci ai piedi!
Per fortuna la continuazione è su neve.
La continuazione della discese è su neve molto dura, decidiamo di fermarci a un provvidenziale roccone per fare un pic nic one.
In questo modo la neve molla al punto giusto e ci scateniamo su un gran gran firn.
Per passare una barra, una quarantina di metri in ski erboso.
Quindi una "breve" risalita di 800 metri fino al rifugio Adèle Planchard.
Rifugio molto molto bello, accoglienza del buon Guillaume, passiamo il pomeriggio a idratarci e a sfidarci a ping pong, qualcuno si addormenterà sulle sdraio sotto al sole.
Gran cena condivisa con il collega Damien di Aiguilles e le sue tre clienti, minestrone passato con zenzero (molto zenzero), riso e pollo con panna e pepe. Quante spezie, qualcuno ne mangerà troppo e il giorno dopo ne pagherà le conseguenze.
Giorno 6: Rifugio Adèle Planchard - Grande Ruine Punta Breevort - col Casse Deserte - Rifugio Chatelleret
5,8 km, 806 m D+, 4h35
Oggi la discesa sarà più lunga della salita!
Dopo un'ottima colazione in compagnia, traversone verso sinistra, fino ad entrare nel grande pendio che sottosta a Pic Maitre e Pointe Breevort.
Mentre tutti si dirigono all'estremità sinistra (nuova normale estiva, lunga cresta) noi ci dirigiamo verso il centro, per la via normale classica, che in primavera è percorribile. Si tratta di un canalino nevoso ripido, seguito da una bella cresta nevosa. Bisogna ancora dirlo, che il panorama è spaziale?
La discesa è molto meno ravanosa e più rapida rispetto alla nuova normale, che può prevedere una doppia.
Rapidamente calziamo gli sci e ci sfoghiamo su questo pendio assolato, molto ampio.
In breve attraversiamo sci ai piedi al col des Neige, è ripido e duro ma scendiamo sci ai piedi (prevedere un corrimano).
Ripelliamo, poi risaliamo il breve canalino che ci porta al col de Casse Deserte. Caldissimo.
Ancora una discesina, e un salto roccioso da affrontare con una doppietta.
La discesa è un po' laboriosa nella parte alta, tra ghiaccio quasi affiorante.
Poi si passa al sole e qui si cambia la musica:
probably the best firn in the world!
Passiamo nei pressi della parete ovest del Pic Maitre, dove è stato piantato il primo fix degli Ecrins.
La neve è perfettamente rinvenuta e ci permette di sciare con curve ampie (per quanto il vallone larghissimo ci permette).
Per rientrare nel vallone degli Etançons dobbiamo togliere gli sci per 30 metri, poi arriviamo al pianoro, dove con una breve risalita giungiamo al rifugio Chatelleret.
Chatelleret, l'unico rifugio del nostro periplo con l'acqua corrente!
Ne approfittiamo per spugnarci per bene, fare il bucato,
ma soprattutto per cambiare le mutande!
Asciugatura al sole e disinfezione tramite raggi UV
Al rifugio ottima accoglienza da parte di Charles con un aperitivo e tre omelette di classe. Siamo soli, poi arrivano Damien con le tre clienti qualche ora dopo, qualche ciaspolino, e sopresa, il collega Shams che stavolta non è in giro per il mondo nel centro-asia ma è vicino a casa con il collega David e sei giovani energumeni.
Riunione delle guide in cucina prima di cena. Anche qui la squadra femminile spagnola di alpinismo ha fatto baldoria la scorsa settimana. Ormai sicuri di aver sbagliato tutto nella programmazione del calendario, collaboriamo a finire le scorte di vino bianco per la stagione: il rifugio chiude l'indomani. Zuppa di lenticchie, salsiccia diot al pomodoro con riso, domani si performa con una lunga giornata!
Giorno 7: rifugio Chatelleret - brèche du Rateau - Rateau Orientale - rifugio Promontoire
8,1 km, 1836 m D+, 9h01
Questa giornata la organizziamo seguendo più la guida Labande che la Volopress.
Risaliamo il vallone fino a quota 2500 circa, svoltiamo a sinistra per risalire verso la brèche du Rateau. La prima metà è occupata da grandi detriti di valanga.
Il meteo non è dei migliori, la visibilità poca, poco male, procediamo sicuri fino alla breccia (messi i ramponi per gli ultimi 60 metri ripidi).
Scesi dalla breccia con una doppietta, arriviamo quindi nel vallon de la Selle. Continuiamo a salire sul ghiacciaio nel versante sud del Rateau, ci leghiamo.
Teniamo gli sci fino a passare la terminale.
Traversone verso destra, alcune pendenze, e raggiungiamo la spalla nevosa che ci porterà sulle difficoltà miste della cresta sommitale.
In una mezz'oretta raggiungiamo la sommità orientale. Che vista sulla parete nord, complimenti a Tobey!
Cerchiamo di capire il miglior itinerario per l'indomani e ritorniamo agli sci.
Effettueremo una discesa abbastanza diretta sul Promontoire.
Una prima parte abbastanza ripida.
Poi un traverso a sinistra su cenge accennate (grazie Labande).
Poi discesa in cristalli a sale grosso, dove si sprofondava fino alle orecchie.
Poi di nuovo sci.
Un bellissimo passaggio su cresta.
Si aggira la barra sottostante per un canalino appena accennato.
Poi gran bella sciata, ci facciamo portare, un tratto bello ripido con una neve clamorosa.
La risalita al rifugio del Promontoire non sarà proprio brevissima, perché scendiamo finché la neve è bella.
Per fortuna al rifugio ci accoglie Sandrine, che gestisce questo nido d'aquila con maestria. Ultimo gorno di stagione per lei, l'indomani si scende. Siamo una ventina, con Shams, un ragazzo che fa un documentario, nivologi svizzeri, appassionati. Solita zuppa, riso e diots. Alla dichiarazione dei progetti dell'indomani, la nostra proposta non è proprio ben accolta. Di là, quest'anno, non è ancora passato nessuno!
Giorno 8: rifugio del Promontoire - brèche de la Meije - passaggio del Serret du Savon - rifugio Aigle - Meije Orientale - glacier de l'Homme - Villar d'Arène
12,3 km, 1298 m D+, 9h39
Risaliamo rapidi la brèche de la Meije.
La salita è rapida, prima in sci, poi dalla strettoia sci a spalle (#cambioassetto).
Discesa a piedi, fin qui abbiamo la traccia, poi si deve esplorare.
Poi legati lunghi, infiliamo gli sci, ma teniamo le pelli.
Il ghiacciaio di là è una bella groviera, un labirinto di crepacci e seracchi.
Non riesco a smettere di ripetere "ma che posto".
Si passa abbastanza bene, però la siccità si nota anche qui, mi sa che per quest'anno la via della Z al Gran Pic non la faranno in tanti.
Una discesa tecnica tra i seracchi e arriviamo alla base del crux della gornata. Questo Serret de Savon, si passa o non si passa?
Di solito è un canale innevato a 45 gradi
Quest'anno è una goulottina fine, con pochi centimetri di ghiaccio su terra compatta, con roccia marcia a sinistra e roccia compatta a destra.
Sci a spalle, ramponi ai piedi. Per il primo tiro prendo due picche. A 10 metri scavo un incavo su uno spuntone sabbioso per lasciare una fettuccia. Stessa cosa più in alto, per una sosta davvero unidirezionale.
Procediamo a tiri fino all'uscita.
Dal secondo tiro in poi usiamo una picca a testa, troviamo un chiodo, la protezione è difficile, riusciamo a mettere una buona vite nel ghiaccio che a tratti affiora.
Le soste non sono proprio certificate, ma riusciamo a sbucare all'uscita di questo passaggio mitico. I pinerolesi colpiscono ancora, ci aggiudichiamo il probabile primo passaggio della stagione? (e forse l'ultimo?)
Ci rifocilliamo, proviamo a chiamare per rassicurare Sandrine, ma non c'è campo.
Pazienza, traversiamo rapidamente verso il rifugio dell'Aigle e quindi proseguiamo per la Meije Orientale.
Uno sguardo verso il basso, per vedere la discesa, che faremo a vista.
La calotta è bella ghiacciosa, quindi prendiamo la cresta tutto a sinistra, un breve passaggio in ghiaccio, ma poi tra neve e roccia con lungo percorso si arriva in vetta.
Dalla Meije Orientale si sfiora il Doigt de Dieu e il suo temibile tiro aperto da Victor Chaud, che abbiamo ripetuto qualche anno fa.
Ultima foto di vetta.
Selfone
E poi si scende a ritroso, ramponi nell'ultimo passaggino ghiacciato. Ramponi in acciaio e piccozze vere obbligatorie.
Scendiamo fino ai pressi del rifugio dell'Aigle, che quest'anno non ha aperto a causa delle pessime condizioni della Serret de Savon. Sicuramente passerò quest'estate a trovare l'amico e collega Florent.
Le uniche due tracce scendono sul Tabuchet, noi invece scegliamo di scendere sul Glacier de l'Homme. Ingresso ripido, caldo ma belle curve.
Stiamo a sinistra, ma una barra ci ostruisce il passaggio, bsogna stare a destra, che volete che sia, un ultimo ripello (#cambioassetto). Titty si rifiuta e risale a scaletta. Che gamba!
Bellissimo tratto finale, sulla destra orografica neve ancora dura. Arriveremo sci ai piedi fino a 2100, poi il passaggio di rocce montonate metterà a rischio la nostra incolumità e il successo della nostra traversata. A breve raggiungiamo il sentiero sulla sinistra idrografica, dapprima una traccia, poi un vero percorso evidente. Guadiamo la Romanche e.. in pochi minuti raggiungiamo la Panda!
La fine della giornata: far entrare tutto il materiale nella Panda (che contiene già una Vaporella Polti) (?), andare a Ailefroide, mangiare un doppio hamburger delizioso a Briançon, rientrare a casa, farsi fare il cazziatone per essere stato troppo fuori casa, lavarsi...
Note tecniche
8 giorni, 86,3 km, 11792 m D+.
Percorso spaziale, percorso in condizioni molto buone. Portage solo per arrivare al Carrelet e a risalire al Temple Ecrins (questo è normale).
Materiale: abbiamo usato una mezza corda da 60 metri. Significa portarsi un bel peso nello zaino per 8 giorni, ma è essenziale per le doppie. I cordini leggeri si stanno generalizzando, ma esprimo qualche perplessità sul loro utilizzo in queste situazioni.
Ramponi e piccozza in acciaio molto consigliati.
Per le comunicazioni, abbiamo usato due garmin inreach, attraverso il quale inviavo a intervallo orario la mia posizione.
Primo test intensivo dei pantaloni Lagoped Supa, marca sostenibile di montagna francese (materie prime riciclate + made in UE), ottimo materiale!
Per informazioni supplementari, tracce GPS, consigli e info, non esitate a contattarci!
Piccola pubblicità: l'anno prossimo per la stagione 2022-2023 proporrò alcuni itinerari in queste montagne. Diversi livelli proposti, dalle traversate semplici tra rifugi, alle tratte più ingaggiose. Se siete interessati, scriveteci e vi terremo informati! (sennò potete sempre contribuire al riscaldamento climatico e andare a pescare salmoni nei mari del nord, contenti voi...)
Un grazie a tutti i clienti che mi hanno portato a sciare in posti eccezionali quest'inverno!
Secondo voi abbiamo fatto un concatenamento logico? Quali cime dell'Oisans avremmo dovuto percorrere e abbiamo dimenticato? Scrivetecelo nei commenti in fondo alla pagina!
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